Abbandonato il Grand Canyon dopo un’abbondante colazione, partiamo per Los Angeles. La distanza di per se’ è minore di altre ma il paesaggio e il caldo del Mojave Desert ci mette alla prova. Decidiamo di non fermarci da nessuna parte anche perchè l’entrata a Los Angeles in orario di punta è un dramma. Finiamo giusti 6 ore 1/2 e arriviamo all’imbocco delle 6 corsie.
Welcome to LA!
Panico!
Cerchiamo di rimanere al passo degli altri guidatori che qui vanno senza regole, senza tenere conto dei limiti di velocità (e la cosa ci sorprende non poco), sorpassa a destra, sorpassa a sinistra, i truck giganti…anche il nostro Tom Tom va in tilt. Ad un certo punto incrociamo addirittura una macchina ferma al centro in panne… riusciamo a sorpassarla senza centrarla (mi chiedo come abbia fatto il proprietario a scendere dalla macchina ma sopratutto se è ancora vivo)… se ti fermi qui in una delle corsie delle highway credo che il risultato sia uno di quegli incidenti spettacolari che ci hanno abituato a vedere film come i Chips.
Fortunatamente arriviamo sani e salvi a destinazione nel nostro appartamento situato esattamente sulla nota via della Walk of Fame.
Chiudiamo la giornata proprio con un giro su quest’ultima soffermandoci al Chinese Theatre, noto per ospitare la notte degli Oscar, dove ci divertiamo a riconoscere le impronte delle mani incise sul cemento da star di ogni epoca. Per la cena optiamo per un ristorante giapponese stiloso sempre su Hollywood Boulevard. E visto che siamo nella patria del cinema, nel tavolo a fianco ci sono proprio due persone che parlano di produzione cinematografica, chissà magari sono famosi.
Di LA me ne hanno parlato tutti un po’ cosi’, chi l’ha solo attraversata, chi l’ha vista di sfuggita, chi l’ha vissuta intensamente. Noi abbiamo deciso di fermarci per quasi due giorni anche se, alla fine, una città di queste dimensioni necessita sicuramente di molto più tempo.
Dici Los Angeles e pensi subito ad Hollywood (e magari speri di incontrare anche qualche star, ecco io mi accontenterei anche “solo” di Patrick Dempesy). Dopo la Walk of Fame, il nostro primo vero giorno a LA lo iniziamo vistando i Warner Bros Studios. Per ottimizzare i tempi, optiamo per il tour di 2 ore che ci consente di immergerci nella storia della Warner, entrare nel set di Friends, un giro al museo di Batman e Harry Potter, un giro nei magazzini che conservano i numerosi oggetti utilizzati nei vari film e poi il mitico pulmino di Scooby-doo.
Salutiamo i Looney Tones e ci dirigiamo al Griffith Observatory situato presso il Griffin Park da cui possiamo ammirare una vista incredibile su LA, un’immensa distesa di abitazioni basse da cui spuntano giusto 2/3 grattacieli. Ma da qui si può soprattutto contemplare la famosissima Hollywood sign. Purtroppo a quest’ultima non ci si può avvicinare in macchina ma solamente a piedi. La distanza non è poca ed è consigliabile al mattino presto senza sole cocente. Noi ci siamo avvicinati relativamente per poter fare una foto almeno non da distanza siderale.
Il pomeriggio lo trascorriamo tra Beverly Hills e la famosissima Rodeo Drive, in un certo senso la nostra Montenapoleone, forse ancora più inaccessibile. Per poi girare in tondo (nell’orario di punta ops ) per cercare la tomba di Marilyn Monroe.
Rientriamo ripassando dal Griffith Observatory, questa volta per ammirare anche il paesaggio notturno. Non riusciamo a vedere il sunset ma ci raccontano che non è stato nulla di imperdibile anche a causa dello smog della città.
La seconda mattina a LA ci dedichiamo ad una tranquilla passeggiata sulla Walk of Fame. Compro da un distributore automatico la classica cartina con gli indirizzi dei Vip, do’ un’occhiata ai vari nomi segnalati anche se il mio obiettivo e’ soltanto uno, appunto Patrick (alias Derek, alias Dottor Stranamore, alias #quelfigopazzescodigreysanatomy): peccato che qualcuno non ne voglia sapere di portarmi fino a casa sua.
Abbandonata l’idea Patrick (manco avessi chiesto Brad Pitt!!, non potevamo pero’ esimerci dalla foto di rito davanti all’hotel di Pretty Woman (che turisti), il Las Palmas, quello della celebre scena in cui Richard Gere torna da lei su un cavallo bianco chiamato limousine brandendo un mazzo di fiori (A.A.A. cercasi uomini simili!).
Da li’ ci spostiamo in altra parte della città per andare al museo LACMA. L’indecisione era tra il Getty Images Museum e appunto Lacma: propendo per quest’ultimo soprattutto per il poco tempo a disposizione e per la presenza di alcune opere di Warhol (che poi ce n’era giusto una) e del padiglione progettato da Renzo Piano. La scelta risulta un po’ deludente, molto bella la struttura ma i contenuti distanti dalle mie aspettative.
L’unica nota positiva è trovare all’uscita una schiera dei famosi food cart con cui consolarsi a suon di patatine americane e assaggi vari di street food.
Entusiasti del pranzo, ci dirigiamo alla volta del Downtown all’ombra dei pochi grattacieli della città e visitiamo la Disney Concert hall, davvero molto bella dal punto di vista architettonico.
Restiamo gusto il tempo di qualche foto e via, finalmente ci spostiamo nel quartiere della parte ovest di LA, Venice Beach, dove vivere un po’ di California life. L’obiettivo è quello di dare l’illusione a qualcuno (chissà chi) di fargli fare due giorni di mare.
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