A pochi chilometri da Quebec City, la piccola cittadina di Wendake, merita una sosta per conoscere una delle tribù native del Canada: gli Huroni a Wendat nel loro idioma – considerati “the first nation”.
Qui a Wendake le tipiche tende tee pee bianche con decorazioni gialle rosse e blu non sono però così comuni. Troverete piuttosto un paesino normalissimo con una piccola comunità che vive ancora rispettando le tradizioni della tribù e del loro artigianato locale.
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Le tribù native del Canada: gli Huroni a Wendake Quebec
Wendake si trova esattamente a 25 minuti di macchina da Quebec City in direzione Montreal. Appena arrivati, quello che colpisce è l’aspetto del tutto “normale” del posto senza nessun richiamo palese a ciò che nel nostro immaginario è il mondo degli indiani del Nord America: tante classiche casette, una piccola cappella e qualche negozietto di artigianato locale dove poter acquistare acchiappa-sogni realizzati a mano e altri prodotti di finissimo artigianato.
Due sono i luoghi a Wendake attraverso i quali potrete entrare contatto con la storia della tribù scoprendone le tradizioni e la cultura: il primo è il Site traditionelle Huron, un po’ ricostruito, dove poter acquistare manufatti e assistere ad orari prestabiliti anche ad esibizioni di danza tipica.
Il secondo posto è il moderno Hotel Premieres Nations, una sorta di boutique hotel costruito circa 9 anni fa dalla comunità degli Huroni all’interno del quale, oltre alla possibilità di soggiornare in uno splendido contesto, troverete un innovativo museo in cui ripercorrere la storia degli Uroni e soprattutto scoprire la loro organizzazione sociale attraverso la minuziosa ricostruzione della Casa Longa.
Le tribù native del Canada: il museo e la Casa Longa
Per comprendere la storia delle tribù native del Canada e degli Huroni, bisogna accedere al museo (l’accesso è all’interno dello stesso hotel) creato proprio dalla comunità con l’intento di far conoscere e tramandare la storia della propria tribù.
Al costo di 14,50 dollari canadesi (i fondi sono utilizzati per il mantenimento del museo e della comunità) e attraverso un percorso circolare, si ripercorrono le tappe della storia degli Huroni a partire dal loro primo insediamento nel Quebec fino ai giorni nostri.
La visita al museo e il percorso sono realizzabili in modo indipendente con l’aiuto di un’audioguida (incredibile, c’è anche in lingua italiana!), oppure, in base alla disponibilità e ai gruppi, con una guida vera e propria che vi spiegherà gli usi e costumi.
Noi abbiamo optato per l’audioguida e dopo aver iniziato la visita con un primo video che racconta la leggenda degli Huroni e di uno dei loro simboli, la tartaruga, si prosegue poi all’interno di un’enorme sala dove sono poste diverse bacheche di vetro contenenti una raccolta di oggetti rappresentativi della vita quotidiana della tribù nelle diverse epoche.
Troverete oggetti come un’enorme canoa, i costumi originali, gli attrezzi utilizzati per la realizzazione degli oggetti utilizzati nelle loro forme di commercio etc. etc… Attenzione perché qui non potrete realizzare nessuna fotografia.
Arrivati alla fine del percorso, si esce dalla struttura per proseguire la visita entrando nella “Longhouse”, ovvero la casa longa il cui nome deriva proprio per la sua particolare forma. Qui troverete una perfetta ricostruzione del luogo in cui la comunità viveva e condivideva lo spazio.
Già, perché a differenza del nostro immaginario comune, questa tribù non viveva nelle tipiche tende, ma in un’ampia costruzione realizzata in legno sviluppata su più piani e protetta all’esterno da un’altissima palizzata.
La Casa Longa era destinata ad accogliere ed ospitare intere famiglie che condividevano così l’area abitativo secondo un sistema gerarchico ben preciso e dove ogni spazio era concepito anche per l’organizzazione delle diverse attività che la comunità svolgeva quotidianamente.
Le tribù native del Canada: l’Hotel di Wendake
Il museo si trova all’interno della moderna ed elegante struttura dell’Hotel Premieres Nations che, realizzato e di proprietà dell’attuale comunità di Huroni, è nato con lo scopo di tramandare e far conoscere al mondo intero le tradizioni e la storia degli Huroni.
La struttura, completamente rivestita in legno, dall’esterno appare quasi avveniristica dal punto di vista architettonico. Dentro, un’enorme camino domina la hall quasi a richiamare il vecchio focolare, posto di fronte a enormi vetrate che danno tanta, tanta luce e danno un’effetto di immersione nella natura. Il tutto abbinato ad un design ricercato e lineare.
Alle pareti, qua e là antichi ed originali oggetti incorniciati che richiamano la cultura indiana senza però eccedere. Nonostante non vi abbiamo soggiornato, ci è stato però concesso di dare una sbirciatina ad alcune delle stanze, tutte sapientemente arredate con un richiamo (ovviamente) allo stile e alle tradizioni indiane ma anche qui senza renderle banali. In particolare hanno dato la sensazione di essere una vera oasi di relax grazie all’annessa spa e al fatto che si affacciano sul bosco che circonda una parte del resort, quasi un luogo mistico dove meditare.
Le tribù native del Canada: Le Traite i sapori della First Nation
Dopo una full immersion nella storia degli Huroni, non poteva certo mancare un altro aspetto da approfondire, ovvero quello gourmet che è possibile esplorare grazie ad un ristorante da non perdere, proprio all’interno dell’hotel: La Traite.
L’ambiente è sofisticato e accogliente, con un’attenzione particolare all’uso dei materiali: legno e pelli per ricreare un ambiente fortemente naturale e ovviamente l’immancabile camino sempre acceso.
La ricercatezza di stile non fa parte solo dell’ambiente ma lo si ritrova anche nella cucina proposta. Lo chef Martin Gagnè, innamoratosi di questo posto e soprattutto degli influssi delle tradizioni indiane che avrebbe potuto applicare ai suoi piatti, propone in realtà una cucina affinata da tecniche francesi e con un’esecuzione moderna.
Ovviamente nei piatti proposti c’è tanta natura, che è poi il vero richiamo alle tradizioni: tutti i prodotti utilizzati, che siano carne o pesce, sono prodotti “della foresta”, o meglio boreal come loro li definiscono. Si troveranno dunque piatti a base di selvaggina o a base di pesce, quest’ultimi creati utilizzando una particolare specie di trota tipica del territorio.
Del resto, come ci ha spiegato Martin Gagnè, spingersi verso una cucina troppo estrema risulterebbe difficile soprattutto per quelle che sono ormai anche le nostre abitudini al gusto. Il tocco però della tradizione non manca proprio attraverso le particolari spezie ed erbe che venivano usate e che Gaignè prende direttamente dal giardino dell’hotel dove le coltiva.
O ancora utilizzando per cucinare il the del Labrador (ritorna anche lui, il mitico thè che abbiamo trovato in un altro ristorante di Quebec City) che secondo gli indiani ha numerose qualità benefiche e curative.
Il pane poi è fatto solo con il mais, proprio secondo il metodo che veniva utilizzato dai nativi (ed è qualcosa di eccezionale, avrei fatto il bis!).
L’influenza francese la si avverte nei deliziosi dolci come nel bignè con crema pasticciera preso da Alex mentre io ho optato per una angel cake realizzata proprio con il the del Labrador.
Il ristorante ha comunque dei costi accessibili grazie anche alla formula menù degustazione che si può fare soprattutto a pranzo.
2 risposte
Ho letto questo articolo con gli occhi a cuore dalla prima all’ultima riga. Anche se alcuni ambienti sono ricostruiti, li trovo estremamente affascinanti. La casa longa è stata una scoperta, ho sempre associato gli indiani alle tende e mi sbagliavo.
Sono sicura che non avrei resistito davanti ad un acchiappa-sogni artigianale, li adoro!!
Ciao Silvia! Anche per me la casa longa è stata una scoperta inaspettata! 🙂 ti dirò io l’acchiappa-sogni l’ho preso si sa mai porti fortuna!